Batteriosi del kiwi in Italia
Nel 1989 fu individuata in Italia invece e per la prima volta, su piante di Hayward, in Provincia di Roma, la batteriosi Pseudomonas viridiflava (vedi: Ottavio Cacioppo – Marco Scortichini, l’Informatore Agrario n. 22/1990). Le batteriosi di Pseudomonas in actinidicoltura fino al 2007 non hanno rappresentato forme patologiche severe, salvo seccume di alcuni rami o branche, controllate con pratiche agronomiche e l’impiego di agrofarmaci tradizionali.
Prevenzione e lotta: materiali, metodi ed operazioni agronomiche
Nel 2008, in Provincia di Latina, su piante delle cultivar a pasta gialla, si è manifestata una forma severa di batteriosi da P.s.a. causata da nuovi ceppi di batteri mutati, più aggressivi, che ha disorientato tecnici e imprenditori. Tale patologia ha interessato, in forma minore, le cultivar a pasta verde (Hayward). Tutti gli interventi agronomici e chimici si sono dimostrati fallimentari al punto tale da costringere i coltivatori a capitozzare le piante, per favorire lo sviluppo del porta nesto Hayward utilizzato, in alcuni impianti, come portanesto della Hort 16 A. In altri casi sono state estirpate, con conseguente riduzione della superficie della suddetta cultivar da 780 ha del 2008 a 120 ha del 2012. Per quanto concerne le piantagioni della cultivar Hayward: nel Nord Italia (Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna) nel 2013, hanno subito, a causa dell’andamento climatico avverso, severi danneggiamenti da gravi infezioni da P.s.a
In Provincia di Latina, con 7.000 ha di actinidieti su 28,000 nazionali, e con un clima di tipo mediterraneo, meno favorevole alla diffusione della patologia da P.s.a. e P.v. i danni sono stati meno marcati.
Risultati positivi di controllo della malattia su actinidieti Hayward, Green Ligth e Soreli si sono ottenuti con le seguenti misure agronomiche e chimiche:
- correzione del pH del suolo, con noti formulati chimico-organici, per portarlo a livelli del sub-acido e neutro (6,5-7,0);
- fertilizzazione bilanciata;
- potatura secca, verde e diradamento incentrate su una normale produzione; 4) quantitativi normali di acqua irrigua
(6.000-8.000 m.c/ha);
- asportazione delle parti avvizzite della pianta in estate;
lotta chimica: nel passato sono stati utilizzati due agrofarmaci, il fosetil di alluminio, ad azione battericida endogena e il rame, ad azione esogena batteriostatica, da solfato tribasico, di lunga persistenza, che in soluzione promuove il pH subacido. Il fosetil d’allumio, però, da alcuni anni non figura nell’elenco dei prodotti chimici ammessi
- per l’actinidia, per cui al suo posto viene utilizzato un induttore di resistenza.
I trattamenti vengono effettuati come segue:
- subito dopo la raccolta;
- dopo la completa caduta delle foglie;
- subito dopo la potatura secca;
- circa un mese prima della ripresa vegetativa; 5) dalla ripresa vegetativa con due trattamenti prima della fioritura.
Nei casi in cui l’andamento climatico è favorevole al patogeno (freddo, eccesso di pioggia, grandinata, ecc.) si possono effettuare altri trattamenti.
Risultati
Gli interventi indicati hanno consentito alle piantagioni delle cultivar citate della Provincia di Latina, colpite dalla patologia, di produrre con leggere perdite di prodotto, intorno al 10-15%.
Ottavio Cacioppo